Sabato scorso Bianconiglio ed io siamo stati ad un matrimonio, a Padova. Si è sposata la prima amica che io abbia avuto, e anche la prima persona che mi abbia spezzato il cuore.
Conosco L da quando sono nata, ha dieci mesi più di me e viveva nella casa accanto alla mia, è stata la prima bambina con cui ho giocato, riso, litigato. Ho dei ricordi nitidissimi dei pomeriggi passati a giocare a casa mia, e anche della sua stanza e della cucina di casa sua (avevano le tovagliette all'americana e bevevano succo di pompelmo), ora che ci penso potrebbero essere i miei primi ricordi veramente consapevoli. L era una bambina abbastanza introversa, un po' musona a volte, con una passione per i Masters (ve li ricordate? Quelli di Iman e Skeleton) e io, che invece ero sempre sorridente, entusiasta di stare in compagnia e pazza per le bambole, la adoravo. Probabilmente un po' troppo... del resto ci ho messo molti anni a imparare a relativizzare le mie amicizie... Comunque venne il momento in cui andammo all'asilo, con Dora e Giuseppina come maestre, io feci amicizia con tanti altri bambini, giocavo, mi divertivo, ma nessuno poteva scalzare L dal mio cuore. Per lei non fu così: fece amicizia con T e poi con M e insieme cominciarono ad escludermi, a mandarmi via dai loro giochi, ricordo che mi tiravano persino la sabbia. Tutte cose che capitano ai bambini, ovviamente, ma io non ero tipo da accettarle, e così mi si spezzò il cuore, cominciai a chiedermi cos'avevo che non andava, e continuai a cercare di convincerli a giocare con me, piansi fino a spezzare anche il cuore di mia madre che non sapeva cosa rispondermi. Quando passammo alle elementari, mia madre chiese a mia insaputa che fossi assegnata a una classe diversa da L. Quando il primo giorno di scuola lo scoprii, piansi per un'ora intera rifiutandomi di entrare in aula.
Per quanto possa sembrare ridicolo, molta della strada che ho percorso da allora è servita a guarire il mio cuore da quella ferita e a dare un senso a quelle cattiverie che all'epoca mi risultavano incomprensibili.
Nel frattempo L ed io finimmo per perderci di vista, ci vedevamo soltanto in occasione di una pizza assieme alle rispettive madri, che veniva organizzata più o meno una volta l'anno... e piano piano, anno dopo anno, cominciai a vedere L cambiare, prima mise su peso, poi improvvisamente cominciò a dimagrire, sembrava sempre più tormentata, sua madre raccontò alla mia che aveva un problema alimentare, che frequentava un ragazzo poco raccomandabile... Andò a finire che L si ritirò da scuola, entrò in terapia, e improvvisamente non mi sembrò più così forte e sicura come pensavo fosse, ma sempre più fragile e in lotta con se stessa.
Non parlammo mai direttamente dei suoi problemi, credo che non abbiamo mai veramente parlato di come ci sentivamo intimamente, non so nemmeno se ricordi le dinamiche infantili del nostro rapporto, io non le ho mai chiesto cosa la faceva stare tanto male... ogni tanto trapelava da una frase, da un'osservazione, quanto lei fosse insicura e in equilibrio così precario da sembrare un'acrobata in bilico sul filo... eppure riuscivo a percepire il suo dolore e ne ero spaventata, credevo che da certe cose non si sarebbe ripresa più, per esempio ero convinta che sarebbe rimasta single, da come ne parlava sembrava quasi una sua scelta, ma io sapevo che non era così e che si sentiva sola.
Senza che me ne accorgessi, si erano ribaltati i ruoli tra di noi, ora era lei che mi cercava, per la pizza con le madri, ma anche per vederci da sole, e così cominciammo a fare qualche uscita, lei venne anche a trovarmi a Trieste. Fu così che lei conobbe il mio amico D. Uscirono insieme per un po' ma tra loro non funzionava, finché un'estate di 6 anni fa, la stessa estate in cui io conobbi Bianconiglio alla stazione del treno, D le presentò il nostro amico R e si innamorarono.
Non ci siamo più viste molto da allora, io ero sempre in viaggio da un posto all'altro, ma L mi cercava regolarmente e ci vedevamo di solito per Natale e le vacanze. Tre anni fa lei ha raggiunto R in Inghilterra, ha faticosamente imparato bene la lingua e trovato finalmente un lavoro che le dà soddisfazione, era anche un po' ingrassata, sintomo che si accettava di più, secondo me. Insomma ha fatto tante conquiste, ha vinto tante battaglie, ha lasciato cadere molte maschere, e si è liberata di tante zavorre che rendevano faticoso il suo cammino.
Quando ho mandato gli inviti al nostro matrimonio, non vedevo né sentivo L da quasi due anni, ci pensai su a lungo, ma dal momento che avevamo deciso di invitare soltanto gli amici più intimi, quelli che tuttora frequentavamo, le mandai soltanto la partecipazione. E L mi telefonò, per farmi gli auguri e per invitarmi, invece, al suo matrimonio. Mi sentii malissimo, mi ritornò in mente come mi ero sentita ad essere esclusa dalla sua amicizia, a non essere invitata alla sue feste, e mi sembrò orribile essere passata dall'altra parte, da quella di chi esclude... e allo stesso tempo, mi sembrò che quella ferita ormai cicatrizzata fosse una volta per tutte guarita, non era obbligata a invitarmi, tanto più che io non l'avevo fatto, ma evidentemente desiderava che io facessi parte di quel giorno... quell'affetto che io pensavo ignorato, dimenticato, indesiderato, invece era stato raccolto e apprezzato, devo dire che è stato molto consolatorio e gratificante, come raccogliere dei frutti tardivi di una semina che si pensa perduta. Devo dire che non è la prima volta che ricevo dimostrazioni tardive di stima da persone che mi avevano un po' bistrattato, e lo trovo sempre estremamente consolatorio.
Ci siamo scritte spesso in questi mesi, soprattutto le ho passato delle informazioni pratiche e organizzative per il matrimonio, ma forse mai come in queste lunghe mail piene di indirizzi e link eravamo veramente noi e la sensazione mi ha scaldato il cuore.
Sarà per questo che ero così commossa sabato, così trepidante, io che ai matrimoni sono sempre un po' distante, poco partecipe... sabato mattina quando l'ho vista arrivare al comune, con indosso il vestito che le avevo consigliato, bellissima ed emozionata, mi sono venuti i lucciconi. E ho immaginato cosa volesse dire per lei quel giorno, lei che si è sentita tante volte inadeguata rispetto alle sue amiche sicure di sè, belle, fighette, lei che è stata sola per tanto tempo, dopo una grande delusione, lei che deve ancora stare attenta a mangiare a orari regolari e a non esagerare, che deve andare a dormire prima dell'una altrimenti resta sveglia tutta la notte, lei che piangeva alle recite scolastiche perché si sentiva morire con tutti gli sguardi puntati addosso, che aveva imparato a difendere le sue fragilità fingendosi un po' cinica e distaccata, ora era lì, nuda nella sua emozione, al centro dell'attenzione, senza più bisogno di fingere o atteggiarsi, con una felicità così pura e assoluta da farmi mancare il respiro. E in un attimo sembrava che tanti anni non fossero passati, e tutto il bene che le avevo voluto da bambina era lì, solo finalmente cresciuto e liberato, e nonostante lei avesse mille cose per la testa, e mille persone a cui dare retta, i nostri occhi si sono incontrati più volte nel corso della giornata e si sono compresi.
Io che so che prove ha attraversato, mi sono sentita piena di gioia nel vederla finalmente pacificata e serena, libera...
E così ho pensato che forse alla fin fine non ho girato in tondo in questi anni, che valeva la pena percorrere la strada che ho fatto per sentire questa gioia, che non ho fatto come il criceto sulla ruota, piuttosto ho chiuso il cerchio, ho recuperato cose che avevo perso, ho ripulito la mia anima dalle scorie, ho insegnato al mio cuore a lasciarsi toccare dalla felicità degli altri, e ho perdonato me stessa per essermi resa ridicola con i miei affetti esagerati, cogliendo i frutti tardivi di una semina un po' ingenua che ha impiegato più di vent'anni a maturare.
Tanti auguri L!
Conosco L da quando sono nata, ha dieci mesi più di me e viveva nella casa accanto alla mia, è stata la prima bambina con cui ho giocato, riso, litigato. Ho dei ricordi nitidissimi dei pomeriggi passati a giocare a casa mia, e anche della sua stanza e della cucina di casa sua (avevano le tovagliette all'americana e bevevano succo di pompelmo), ora che ci penso potrebbero essere i miei primi ricordi veramente consapevoli. L era una bambina abbastanza introversa, un po' musona a volte, con una passione per i Masters (ve li ricordate? Quelli di Iman e Skeleton) e io, che invece ero sempre sorridente, entusiasta di stare in compagnia e pazza per le bambole, la adoravo. Probabilmente un po' troppo... del resto ci ho messo molti anni a imparare a relativizzare le mie amicizie... Comunque venne il momento in cui andammo all'asilo, con Dora e Giuseppina come maestre, io feci amicizia con tanti altri bambini, giocavo, mi divertivo, ma nessuno poteva scalzare L dal mio cuore. Per lei non fu così: fece amicizia con T e poi con M e insieme cominciarono ad escludermi, a mandarmi via dai loro giochi, ricordo che mi tiravano persino la sabbia. Tutte cose che capitano ai bambini, ovviamente, ma io non ero tipo da accettarle, e così mi si spezzò il cuore, cominciai a chiedermi cos'avevo che non andava, e continuai a cercare di convincerli a giocare con me, piansi fino a spezzare anche il cuore di mia madre che non sapeva cosa rispondermi. Quando passammo alle elementari, mia madre chiese a mia insaputa che fossi assegnata a una classe diversa da L. Quando il primo giorno di scuola lo scoprii, piansi per un'ora intera rifiutandomi di entrare in aula.
Per quanto possa sembrare ridicolo, molta della strada che ho percorso da allora è servita a guarire il mio cuore da quella ferita e a dare un senso a quelle cattiverie che all'epoca mi risultavano incomprensibili.
Nel frattempo L ed io finimmo per perderci di vista, ci vedevamo soltanto in occasione di una pizza assieme alle rispettive madri, che veniva organizzata più o meno una volta l'anno... e piano piano, anno dopo anno, cominciai a vedere L cambiare, prima mise su peso, poi improvvisamente cominciò a dimagrire, sembrava sempre più tormentata, sua madre raccontò alla mia che aveva un problema alimentare, che frequentava un ragazzo poco raccomandabile... Andò a finire che L si ritirò da scuola, entrò in terapia, e improvvisamente non mi sembrò più così forte e sicura come pensavo fosse, ma sempre più fragile e in lotta con se stessa.
Non parlammo mai direttamente dei suoi problemi, credo che non abbiamo mai veramente parlato di come ci sentivamo intimamente, non so nemmeno se ricordi le dinamiche infantili del nostro rapporto, io non le ho mai chiesto cosa la faceva stare tanto male... ogni tanto trapelava da una frase, da un'osservazione, quanto lei fosse insicura e in equilibrio così precario da sembrare un'acrobata in bilico sul filo... eppure riuscivo a percepire il suo dolore e ne ero spaventata, credevo che da certe cose non si sarebbe ripresa più, per esempio ero convinta che sarebbe rimasta single, da come ne parlava sembrava quasi una sua scelta, ma io sapevo che non era così e che si sentiva sola.
Senza che me ne accorgessi, si erano ribaltati i ruoli tra di noi, ora era lei che mi cercava, per la pizza con le madri, ma anche per vederci da sole, e così cominciammo a fare qualche uscita, lei venne anche a trovarmi a Trieste. Fu così che lei conobbe il mio amico D. Uscirono insieme per un po' ma tra loro non funzionava, finché un'estate di 6 anni fa, la stessa estate in cui io conobbi Bianconiglio alla stazione del treno, D le presentò il nostro amico R e si innamorarono.
Non ci siamo più viste molto da allora, io ero sempre in viaggio da un posto all'altro, ma L mi cercava regolarmente e ci vedevamo di solito per Natale e le vacanze. Tre anni fa lei ha raggiunto R in Inghilterra, ha faticosamente imparato bene la lingua e trovato finalmente un lavoro che le dà soddisfazione, era anche un po' ingrassata, sintomo che si accettava di più, secondo me. Insomma ha fatto tante conquiste, ha vinto tante battaglie, ha lasciato cadere molte maschere, e si è liberata di tante zavorre che rendevano faticoso il suo cammino.
Quando ho mandato gli inviti al nostro matrimonio, non vedevo né sentivo L da quasi due anni, ci pensai su a lungo, ma dal momento che avevamo deciso di invitare soltanto gli amici più intimi, quelli che tuttora frequentavamo, le mandai soltanto la partecipazione. E L mi telefonò, per farmi gli auguri e per invitarmi, invece, al suo matrimonio. Mi sentii malissimo, mi ritornò in mente come mi ero sentita ad essere esclusa dalla sua amicizia, a non essere invitata alla sue feste, e mi sembrò orribile essere passata dall'altra parte, da quella di chi esclude... e allo stesso tempo, mi sembrò che quella ferita ormai cicatrizzata fosse una volta per tutte guarita, non era obbligata a invitarmi, tanto più che io non l'avevo fatto, ma evidentemente desiderava che io facessi parte di quel giorno... quell'affetto che io pensavo ignorato, dimenticato, indesiderato, invece era stato raccolto e apprezzato, devo dire che è stato molto consolatorio e gratificante, come raccogliere dei frutti tardivi di una semina che si pensa perduta. Devo dire che non è la prima volta che ricevo dimostrazioni tardive di stima da persone che mi avevano un po' bistrattato, e lo trovo sempre estremamente consolatorio.
Ci siamo scritte spesso in questi mesi, soprattutto le ho passato delle informazioni pratiche e organizzative per il matrimonio, ma forse mai come in queste lunghe mail piene di indirizzi e link eravamo veramente noi e la sensazione mi ha scaldato il cuore.
Sarà per questo che ero così commossa sabato, così trepidante, io che ai matrimoni sono sempre un po' distante, poco partecipe... sabato mattina quando l'ho vista arrivare al comune, con indosso il vestito che le avevo consigliato, bellissima ed emozionata, mi sono venuti i lucciconi. E ho immaginato cosa volesse dire per lei quel giorno, lei che si è sentita tante volte inadeguata rispetto alle sue amiche sicure di sè, belle, fighette, lei che è stata sola per tanto tempo, dopo una grande delusione, lei che deve ancora stare attenta a mangiare a orari regolari e a non esagerare, che deve andare a dormire prima dell'una altrimenti resta sveglia tutta la notte, lei che piangeva alle recite scolastiche perché si sentiva morire con tutti gli sguardi puntati addosso, che aveva imparato a difendere le sue fragilità fingendosi un po' cinica e distaccata, ora era lì, nuda nella sua emozione, al centro dell'attenzione, senza più bisogno di fingere o atteggiarsi, con una felicità così pura e assoluta da farmi mancare il respiro. E in un attimo sembrava che tanti anni non fossero passati, e tutto il bene che le avevo voluto da bambina era lì, solo finalmente cresciuto e liberato, e nonostante lei avesse mille cose per la testa, e mille persone a cui dare retta, i nostri occhi si sono incontrati più volte nel corso della giornata e si sono compresi.
Io che so che prove ha attraversato, mi sono sentita piena di gioia nel vederla finalmente pacificata e serena, libera...
E così ho pensato che forse alla fin fine non ho girato in tondo in questi anni, che valeva la pena percorrere la strada che ho fatto per sentire questa gioia, che non ho fatto come il criceto sulla ruota, piuttosto ho chiuso il cerchio, ho recuperato cose che avevo perso, ho ripulito la mia anima dalle scorie, ho insegnato al mio cuore a lasciarsi toccare dalla felicità degli altri, e ho perdonato me stessa per essermi resa ridicola con i miei affetti esagerati, cogliendo i frutti tardivi di una semina un po' ingenua che ha impiegato più di vent'anni a maturare.
Tanti auguri L!
La bellissima storia di un'amicizia vera, di quelle che non vanno mai via, anche se per un po' ci si perde di vista.
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